E l’aria separò le acque restituendole alla terra…
L’economia circolare delle acque tra tecnologia e sostegno all’agricoltura. Il nostro AD, Mario Bonaita, insieme alla rivista CiBi, analizzeranno i processi che rendono più pulite le acque reflue, un mix di azioni che combinano la chiarificazione meccanica con quella biologica. Perché anche per l’acqua il recupero e il riuso sono importanti!
Ecco di seguito l’intervista che potrete anche scaricare a fine pagina.
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Ogni giorno milioni di metri cubi di acqua vengono utilizzati per usi civili e industriali e sono scaricati nel sistema fognario e nei collettori intercomunali. Qual è il loro destino? Questo tesoro viene irrimediabilmente dissipato oppure è possibile renderlo nuovamente risorsa per l’ambiente e, in particolare, per l’agricoltura?
Nella primavera del 2017 una ricerca di CiBi svolta per CAP Holding (il gruppo industriale che gestisce il servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Milano, ndr) tra i ragazzi del biennio di alcune scuole superiori aveva mostrato che solo un ragazzo su tre sapeva che l’acqua viene incanalata, depurata e usata per irrigare o essere immessa nei fiumi. Per alcuni l’acqua torna a essere potabile (!), per altri viene dispersa, per altri ancora viene immessa nei fiumi così come si trova.
La depurazione delle acque reflue è un momento fondamentale per la tutela dell’ambiente eppure è poco conosciuto; capirne i processi significa immergersi nel mondo della ricerca e comprendere i benefici che può dare alla nostra agricoltura.
Acque reflue: una risorsa
Con l’ing. Mario Fossati, Direttore dell’area tecnica del Consorzio di Bonifica ETV Villoresi, partiamo da un dato storico. Solo dai primi anni del 2000 Milano dispone di depuratori di acque reflue; fino a quel momento i liquidi di scarico venivano gestiti da piccoli consorzi privati che disponevano di limitati reticoli in cui affluivano acque particolarmente ricche di sostanze organiche sicuramente molto fertilizzanti, ma, allo stesso tempo, poco controllate.
Con l’avvento dei depuratori, il territorio subisce una vera e propria rivoluzione: le acque reflue non sono più distribuite sul territorio, ma vengono concentrate per essere trattate.
Se le acque sono solo depurate vengono veicolate nella rete naturale delle acque di superficie, se sono anche disinfettate possono essere immesse nelle reti destinate a uso agricolo. Per esempio, nel Milanese, solo una parte delle acque depurate a Nosedo è effettivamente utilizzata per l’irrigazione, mentre le acque trattate e disinfettate dall’impianto di Milano San Rocco sono interamente destinate al riutilizzo irriguo a cura del Consorzio privato Navigli Olona.
Depurare o disinfettare?
Che cosa significa depurare e disinfettare le acque reflue? Qual è la differenza tra questi due trattamenti?
La differenza sostanziale è la diversa carica batterica, in particolare la presenza di Escherichia coli che potrebbe contaminare le colture presenti sul territorio.
Con Mario Bonaita, AD di Air Bonaita, azienda specializzata in impianti per aria compressa e automazione industriale, analizziamo i processi che rendono più pulite le acque reflue, un mix di azioni che combinano la chiarificazione meccanica con quella biologica:
- dopo una prima fase, trattamento primario, in cui prevalgono processi meccanici utili a separare le acque dagli inquinanti più grossolani e azioni di insufflazione che consentono di portare in superficie le sostanze grasse e oleose al fine di “scremarle” come la schiumatura di un brodo troppo grasso, si arriva al cuore della depurazione;
- nel trattamento secondario scoppia la guerra tra i batteri “buoni”, che si nutrono delle sostanze organiche che inquinano l’acqua, e i batteri “cattivi”. L’esercito dei batteri buoni, però, vince solo se armato di grandi riserve di energia sotto forma di ossigeno che viene immesso attraverso l’aria compressa: le acque ripulite restano in superficie e i fiocchi di fango attivo, i cadaveri dei batteri cattivi, precipitano sul fondo;
- il terzo trattamento della depurazione è finalizzato ad abbattere la presenza di sostanze nutrienti come azoto e fosforo; ora le acque possono essere restituite all’ambiente immettendole nei corsi naturali;
- ancora, per la disinfezione, ovvero la rimozione e la distruzione dei microorganismi patogeni presenti nell’acqua, occorre fare un ulteriore passaggio che prevede l’utilizzo alternativo di diverse soluzioni: dai raggi ultravioletti alla declorazione fino all’insufflazione di ozono sulla quale concentriamo la nostra attenzione. Si tratta di un elemento chimico composto da tre molecole di ossigeno che non solo ci protegge dai raggi UVA del sole, ma dispone di un alto potere di ossidazione: l’ozono attacca i batteri e penetra nelle cellule ossidandone tutti gli elementi essenziali. L’ozono però è un gas instabile, decisamente pericoloso, che non può essere conservato, ma deve essere prodotto al momento con generatori alimentati da aria compressa tenendo sotto attento controllo le temperature mediante dei refrigeratori chiamati chiller.
Solo dopo aver attraversato queste quattro fasi, le acque reflue, ormai chiarificate e disinfettate, possono essere destinate agli agricoltori attraverso i reticoli dei canali che solcano il nostro territorio, quel territorio che il Petrarca così descrisse “…la campagna è ovunque intersecata da ruscelli, piccoli e cristallini e tra di loro soavemente intricati e vaganti. È appena possibile comprendere da dove scorrono o verso dove defluiscono”.
Flavio Merlo
flavio.merlo@unicatt.it